A un certo punto, tutto diventa un dovere – Breve storia svizzera della coercizione

A un certo punto, tutto diventa un dovere - Breve storia svizzera della coercizione- 2

È quasi una legge di natura: In Svizzera, tutto inizia “volontariamente” e finisce in un mucchio di moduli con la minaccia di una punizione. Perché? Forse perché lo Stato ha imparato lo stesso trucco di ogni spacciatore: la prima dose è gratuita, dopo di che si diventa dipendenti. Benvenuti in un Paese in cui la libertà è regolata passo dopo passo. Per dirla con ironia: La Svizzera è il vero inventore dell'”obbligo strisciante”.

Da una buona idea a una costrizione: I classici svizzeri
  1. Ex intesa di milizia – oggi costrizione statale: servizio militare obbligatorio con sanzioni in caso di rifiuto.
  2. Tassa sul servizio militare – nessun servizio? Allora pagate il 3% di imposta sul reddito per un massimo di 11 anni.
  3. Assicurazione sanitaria – prima volontaria, dal 1996 obbligatoria per tutti.
  4. Canone radiotelevisivo (Billag/Serafe) – in passato pagava chiunque avesse un apparecchio. Oggi ogni famiglia paga, anche se vive in un rifugio alpino senza elettricità.
  5. Scuola dell’obbligo – un tempo una questione familiare, ora obbligatoria con multe se i genitori non la rispettano.
  6. Segnalazione obbligatoria – prima facoltativa, ora obbligatoria, altrimenti sono guai.
  7. Numero AVS – dal numero di assicurazione al numero di identificazione personale universale.
La sicurezza prima di tutto, ma anche la coercizione
  1. Obbligo delle cinture di sicurezza in auto (1981) – da “sarebbe intelligente” a multa.
  2. Casco obbligatorio (1981) – inizialmente una decisione libera, oggi una penalità senza casco.
  3. Seggiolini per bambini in auto – la raccomandazione è diventata legge.
  4. Vigili del fuoco – un tempo attività puramente volontaria in molti comuni, oggi un dovere civico in molti cantoni: servizio o contributo sostitutivo.
  5. Obblighi dei proprietari di cani – una volta corsi volontari, poi obbligatori a pagamento.

E la storia recente?

  1. Maschere obbligatorie (2020) – da “non serve” a “chi vuole può” a: mettiti o vai a casa.
  2. Certificato Covid (2021) – da “utile per le vacanze” a “nessun ristorante, nessuna università, nessun lavoro senza”.
  3. IVA (1995) – introdotta al 6,5%, presumibilmente “piccola e gestibile”, oggi all’8,1% (in aumento, ed estesa a quasi tutti i settori della vita).
  4. Divieto di consumo di alcolici e divieto di fumo: una volta una richiesta educata, ora con la forza della legge.
  5. a 389… l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Lo schema è chiaro:

Sempre lo stesso: prima sorridono, “tutto volontario”. Poi arriva l’indice alzato, “fortemente raccomandato”. E alla fine arriva la lettera dell’ufficio: “obbligatorio, altrimenti multa”.

La ricetta è tanto antica quanto trasparente: prima la carota, poi il bastone.

E l’E-ID?

Naturalmente, questa volta tutto sarà diverso. Oggi un bel login per la dichiarazione dei redditi, domani la chiave del vostro conto in banca, dopodomani il prerequisito per avere un lavoro e a un certo punto vi servirà per comprare un biglietto del treno o addirittura per avere un conto corrente. Chiunque pensi di essere “abbastanza bravo” e quindi di non essere bloccato dovrebbe rivedere urgentemente gli ultimi anni.

A un certo punto, tutto diventa un dovere! Perché?

Perché il potere non sta mai fermo. Perché le burocrazie crescono come le erbacce: una volta seminate, proliferano. Perché per lo Stato è sempre più facile imporre obblighi che difendere la libertà. In breve: la coercizione è conveniente – per “chi sta in alto”.

E onestamente: non potreste almeno portare un adesivo “lassù”? O un PIN sul bavero della giacca, in modo che possiamo riconoscere immediatamente chi siete? “Salve, sono dell’ufficio e voglio solo aiutarvi”. Almeno sarebbe onesto.

Ci si chiede seriamente: che senso ha tutto questo? A un certo punto, non solo standardizzeranno le nostre vite, ma anche i nostri letti. Prima è arrivata l’UE con la famosa standardizzazione dei preservativi. Solo per garantire la “sicurezza”, ovviamente. Poi i tappi di bottiglia che non si possono quasi più togliere, presumibilmente per “motivi di sostenibilità”. E poi si finisce per comprare un manuale di istruzioni solo per aprire un cartone di latte.

Lo schema è sempre lo stesso: prima ce lo vendono come un’idea brillante. Poi come misura di protezione. E prima che ce ne accorgiamo, è legge. E ci chiediamo: quando è scattata esattamente la trappola?

Quanto siamo stupidi a cadere ogni volta nello stesso tranello e a fingere di essere sorpresi?

È ora di chiudere la partita: NO all’E-ID”. Fonte https://www.vereinwir.ch/irgendwann-wird-alles-zur-pflicht-eine-kleine-schweizer-geschichte-des-zwangs/

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