Verdetto contro i mandati della maschera: Il giudice si appella alla Corte europea

Verdetto contro i mandati della maschera: Il giudice si appella alla Corte europea- 2

La Corte europea dei diritti dell’uomo dovrà ora occuparsi del caso dell’ex giudice del tribunale di famiglia Christian Dettmar. Egli ha presentato un ricorso a Strasburgo dopo essere stato condannato per aver emesso un’ordinanza a Weimar che ha temporaneamente eliminato l’obbligo di indossare la maschera per i bambini in due scuole.

Fonte: tkp.at; 30 settembre 2025

Secondo un recente rapporto di Multipolar, Dettmar ha annunciato il suo appello in una nuova intervista video con il giornalista Bastian Barucker. Nell’aprile 2021, Dettmar aveva emesso un’ingiunzione contro l’obbligo di mascherarsi nelle scuole, sostenendo che l’obbligo di mascherarsi metteva a serio rischio il benessere dei bambini. Circa un anno dopo, i pubblici ministeri di Erfurt lo hanno denunciato e nel 2023 è stato condannato a una pena detentiva di due anni con la condizionale per perversione della giustizia. Il verdetto è diventato definitivo nel novembre 2024, quando la Corte federale di giustizia (BGH) ha confermato la sentenza. Dettmar spiega che il suo avvocato ha successivamente presentato un reclamo costituzionale alla Corte Costituzionale Federale, ma i giudici si sono rifiutati di rivedere il caso, con una motivazione che egli definisce “vuota e priva di senso”.

Dettmar respinge tutte e tre le principali accuse su cui si è basata la sua condanna. La prima accusa riguarda la scelta dei periti, che il tribunale ha definito di parte. Dettmar insiste che questa accusa è “non valida”, sottolineando che l’unico criterio di selezione degli esperti dovrebbe essere la loro qualifica professionale. A meno che non vi sia motivo di ritenere che gli esperti producano deliberatamente testimonianze false, la selezione non può essere considerata pregiudicata. Secondo Dettmar, il BGH stesso ha confermato nella sua sentenza che la competenza è il fattore decisivo, e non ha messo in dubbio le qualifiche degli esperti scelti. Allo stesso tempo, però, i giudici lo hanno accusato di unilateralità. Dettmar definisce questo ragionamento contraddittorio e sostiene che il BGH “non sta seguendo la propria giurisprudenza consolidata”.

La seconda accusa contro di lui è la mancanza di una nota interna sul caso. Tuttavia, Dettmar sostiene che è “discutibile” se tale nota fosse necessaria. Anche ammettendo che fosse necessaria, sostiene, ciò non costituirebbe una cattiva condotta giudiziaria. Tale accusa richiede una violazione intenzionale ed “elementare della legge”. Non ogni errore procedurale o di trascrizione equivale a una perversione della giustizia, sottolinea.

Una terza accusa riguarda il mancato rispetto delle regole sulle audizioni. La sua decisione ha interessato bambini che non rientravano nella sua giurisdizione alfabetica, cosa che ha ammesso di aver trascurato. “È vero, non me ne sono accorto”, ha detto nell’intervista. Ma basare un’accusa di perversione della giustizia su una simile svista, a suo avviso, “non è giustificabile, per usare un eufemismo”.

Tra gli esperti che Dettmar ha consultato per la sua decisione vi sono la professoressa Ines Kappstein, specialista in igiene ospedaliera, il professore di psicologia Christof Kuhbandner e la professoressa di biologia Ulrike Kämmerer. Ha chiesto loro di esaminare questioni come se l’uso della maschera da parte dei non addetti ai lavori possa effettivamente ridurre i rischi di trasmissione e quali effetti dannosi possa causare l’uso della maschera nei bambini. Dettmar racconta di essere stato ripetutamente contattato da genitori prima della sua decisione, che riferivano che i loro figli “soffrivano molto a causa di queste misure, accusando mal di testa, riluttanza a frequentare la scuola e altri disturbi fisici e comportamentali”.

I tre rapporti dettagliati sono stati inseriti integralmente nella sentenza e sono quindi disponibili per l’esame. Dettmar sottolinea che era pienamente consapevole di quanto la questione fosse “difficile ed esplosiva” e che ha esercitato “standard più severi che mai”, sia su se stesso che sugli esperti. Il suo intento era che i rapporti fossero “scientificamente irreprensibili” e in grado di sopportare “l’esame più critico”. Per esempio, la professoressa Kappstein aveva esaminato “tutti gli studi internazionali pertinenti” e “le dichiarazioni delle autorità sanitarie mondiali”. La sua conclusione ha sottolineato che queste autorità, pur raccomandando in generale l’uso della maschera, hanno anche ammesso apertamente che “non ci sono prove scientifiche” a sostegno di questa misura. “Questo punto è stato costantemente omesso dai media”, osserva Dettmar.

Tuttavia, la Corte Regionale Superiore della Turingia ha revocato la sua sentenza in risposta a un appello del governo statale, e la Corte Federale di Giustizia ha successivamente confermato tale decisione. Ad oggi, osserva Dettmar, nessun tribunale ha esaminato se la sua sentenza fosse sostanzialmente corretta. Eppure tale esame, a suo avviso, sarebbe stato essenziale per giustificare una condanna per perversione della giustizia.

Sostiene inoltre che durante la pandemia, i tribunali avrebbero dovuto condurre una raccolta di prove indipendente e valutare le dichiarazioni del Robert Koch Institute (RKI) con la propria autorità. Questo, secondo lui, fa parte del mandato centrale della magistratura nell’ambito della separazione dei poteri. A suo dire, è stato “il primo giudice nel mondo di lingua tedesca” a richiedere valutazioni formali di esperti su questioni come queste. Decenni dopo, insiste, quei rapporti restano a disposizione di tribunali, commissioni parlamentari, inchieste o qualsiasi altro organismo interessato a esaminare nuovamente le questioni.

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